Raphaël Confiant e la Martinica del Rhum

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Raphaël Confiant e la Martinica del Rhum

Il rhum non è solo un distillato da bere liscio o in miscelazione. In molte parti del mondo è da sempre – ed è ancora oggi – una particella viva e connettiva del tessuto sociale: ruota motrice di società ed economie, medicamento che rinvigorisce, elemento di rituali profani e religiosi.

Ingrediente fondamentale nella cucina e nella vita quotidiana di uomini e donne, compagno di danze e fatiche, il rhum è anche protagonista della storia: piantagioni, schiavi, bar, colonne di rame, pirati, melasse, vesou, daiquiri e… scrittori.

Il rhum: malattia e cura, tragedia e poesia di luoghi e persone.


Raphaël Confiant e il rhum tra le pagine

Scopriamo il rhum nelle parole di Raphaël Confiant, scrittore francese, militante della causa creola dagli anni ’70 e fondatore insieme a Patrick Chamoiseau del movimento letterario della Créolité.

Nel suo racconto “Régisseur du Rhum” (Ecriture, 1999/2015), sequel di “Commandeur du Sucre” (1993), l’autore ci porta nella Martinica del Sud di fine anni ’30, quando la canna da zucchero era l’oro e il petrolio delle Americhe, la pianta che ha plasmato il destino delle isole caraibiche.

Protagonista è Pierre-Marie de la Vigerie, che prende il posto del padre e diventa capo della distilleria di Rivière-Salée a Génipa. Seguiamo la sua vita tra la distilleria – soprannominata la “cathédrale du rhum” – le piantagioni di canna da zucchero, il treno che collega piantagioni e fabbrica e la scoperta della cultura del rhum agricole.


Il vero rhum nelle parole di Confiant

Confiant descrive il distillato con parole intense:

“Assaggerete del vero rum, ragazzo. Il vero! Non quello fatto con la melassa, ma quello che viene direttamente dal vesou. Sai cosa significa questa parola? Questo è il succo di canna fresco che contiene ancora tutto il frutto della canna in piedi, tutti i sapori della terra in cui cresce. […] I mercanti di Bord-de-Mer non ne sanno nulla, a proposito dei Blancs-France. Non mi piace molto il nome ‘rum agricolo’ che gli danno. Io preferisco dire grappe blanche.”

E a proposito della colonna di distillazione, chiamata “obelisco di rame”, scrive:

“Ti lasci guidare in un viaggio, che, ogni anno, non ti delude mai, anche se è sempre lo stesso. In piedi ai piedi della colonna, come una sfinge incaricata di sorvegliare l’ingresso di un regno misterioso, ripeti nella tua testa le stesse sillabe: Rum-Rum-Rum.”


Personaggi e dibattiti sul rhum

Il libro di Confiant è popolato da personaggi pittoreschi: Chabin Rouillé, il frenatore della locomotiva; Simon “il Terribile”, intrattabile proprietario terriero; Mamzelle Doriane, “il maschio-femmina” della piantagione; Laetitia, la persona amata dalla “pelle di velluto scuro”; e poi neri, béké, mulatti, tagliatori di canna, operai e capisquadra.

Tutti discutono e dibattono di rhum, spesso accalorandosi:

“Perché chiamarlo rum agricolo, non ha senso! Perché imporre vincoli metropolitani a chi non sa nulla di rum? Perché strangolare i piccoli produttori martinicani? E l’ipocrisia delle competizioni coloniali o universali, dove a volte veniva mandato del rum agricolo mescolato a rum industriale!”


Omaggio al rhum e alla Martinica

Il rhum raccontato da Confiant è poesia del reale: descrive la durezza della vita nelle piantagioni e l’alba del sindacalismo coloniale, ma è anche sogno, pausa, riflessione sulla qualità e sui metodi produttivi.

Un omaggio al rhum, alla canna da zucchero e alle donne e uomini della Martinica, vera anima del rhum agricole.

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Comment (1)

  • ulisse vivarelli 8 Aprile, 2019 Reply

    Esiste una versione italiana del testo ? Grazie

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