Il proibizionismo Americano – Storia, cause, conseguenze
Con il termine Proibizionismo Americano si indica il periodo della storia degli Stati Uniti compreso tra il 16 gennaio 1920 e il 5 dicembre 1933, durante il quale la produzione, il commercio e il consumo di bevande alcoliche furono vietati per legge.
Cause del Proibizionismo Americano
La nascita del proibizionismo ebbe diverse cause culturali, sociali e religiose.
Da un lato vi era la crescente preoccupazione per i problemi legati all’abuso di alcol, come i maltrattamenti domestici e la violenza sulle donne; dall’altro l’influenza politica delle Società di Temperanza.
Questi gruppi religiosi e moralisti sostenevano che l’alcol fosse la causa principale dell’assenteismo sul lavoro, della criminalità e della disgregazione sociale. Il XVIII emendamento trovò sostenitori anche tra i grandi industriali dell’epoca: John D. Rockefeller, Henry Ford e Henry Joy finanziarono l’Anti-Saloon League, fornendo ingenti somme di denaro.
Per capire il potere politico di questi gruppi, basti ricordare che persino l’Ulisse di James Joyce fu bandito negli USA perché il protagonista si masturba in una scena del romanzo.
La propaganda “dry” della Anti-Saloon League utilizzava statistiche impressionanti già nel 1914:
“I liquori sono responsabili del 25% della miseria, del 37% del depauperamento, del 45,8% delle nascite di bambini deformi, del 25% delle malattie mentali, del 19,5% dei divorzi e del 50% dei crimini commessi nel nostro Paese.”
Al varo della legge, il Senatore Andrew Volsted dichiarò con enfasi:
“I quartieri umili presto apparterranno al passato. Le prigioni e i riformatori resteranno vuoti. Tutti gli uomini cammineranno di nuovo eretti, tutte le donne sorrideranno e tutti i bambini rideranno. Le porte dell’inferno si sono chiuse per sempre.”
Il 16 gennaio 1920 la legge entrò in vigore. La sera precedente, il 15 gennaio, i saloon vennero presi d’assalto dai clienti per fare scorta delle ultime bottiglie.
In questo contesto nacque anche il mito di Cuba come “isola felice”: molti americani benestanti si recavano a L’Avana per bere, fumare e divertirsi nei casinò, bordelli e cocktail bar dell’isola. I ron cubani e i cocktail locali diventarono celebri in tutto il Nuovo Mondo.

Lo sviluppo del gangsterismo e il mercato nero dell’alcol
Il proibizionismo diede impulso al crimine organizzato. Un episodio simbolico avvenne a Chicago, nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 1920: una banda armata assaltò un treno e rubò un carico di whiskey da 100.000 dollari, dando il via ufficiale al traffico clandestino di alcolici.
Le conseguenze tipiche di un divieto furono immediate: nascita del mercato nero, prodotti adulterati e aumento dei prezzi.
Esempi:
Il prezzo del whiskey canadese negli USA era dieci volte superiore al costo in Canada, dove era legale.
Il rum veniva trasportato vicino alle coste americane dai contrabbandieri e poi introdotto illegalmente dai cosiddetti rumrunners.
Per contrastare il fenomeno, il governo raddoppiò la distanza delle acque territoriali, complicando il contrabbando via mare ma favorendo quello via terra attraverso Canada e Messico.
Il proibizionismo e i “ruggenti anni Venti” furono indissolubilmente legati alla nascita del gangsterismo. La figura più celebre fu Alphonse “Al” Capone, che costruì la sua fortuna proprio grazie al traffico di alcol illegale.
Capone si riforniva di alcol dalla Florida, dal Messico, dal Canada e da distillerie clandestine di Chicago. Rivendeva poi le bottiglie agli speakeasy, locali segreti dove l’alcol veniva venduto illegalmente. La competizione per il controllo del territorio portò a scontri armati tra bande rivali, sempre più frequenti.
Celebre la sua dichiarazione:
“Ho fatto i soldi fornendo un prodotto richiesto dalla gente. Se questo è illegale, anche i miei clienti infrangono la legge. La sola differenza fra noi è che io vendo e loro comprano. Tutti mi chiamano gangster. Io mi definisco un uomo d’affari.”
Il tramonto del Proibizionismo Americano
Nel 1929 il Congresso irrigidì ulteriormente la legge, prevedendo pene detentive per chi fosse sorpreso a consumare alcol. Ma i risultati furono l’opposto di quelli sperati: le proteste pubbliche aumentarono, e persino i grandi industriali, inizialmente sostenitori della legge, si opposero quando il governo compensò la perdita delle accise con una maggiore pressione fiscale sulle aziende.
Il proibizionismo fallì anche in altri Paesi: in Norvegia (1919-1926) e Finlandia (1919-1932). Negli Stati Uniti, nel 1933, con il 73% dei voti favorevoli, il Congresso approvò il Ventunesimo Emendamento, che abrogava il Diciottesimo e sanciva la fine del proibizionismo, a un anno dall’elezione di Franklin D. Roosevelt.











